Fallimento
Impossibile a mio avviso non incrociare nella propria vita un fallimento, talvolta si materializza in modo tale da togliere il respiro, da far sentire inutili, incapaci, incompetenti
Fallisce non solo chi non riesce a fare esperienze materiali, il fallimento che più intacca le persone è quello che colpisce nel profondo, che ti toglie tutto, quello che va a minare quella sorta di ruolo sociale che chi ci sta attorno costruisce assieme a noi.
Il fallimento è l’esito di chi prova, di chi sperimenta, di chi si sente vivo.
Terribile la sensazione di chi mi riferisce in studio di essere etichettato come un fallito, molto spesso dagli stessi genitori, senza aver ancora (giustamente) raggiunto la consapevolezza di non esser responsabile di quel che è successo, perché un figlio non può riuscire entro un certo periodo della sua vita a contrastare il genitore e la sua distruttività.
Angosciante la sensazione di sentirsi dei falliti, perché le persone attorno non si rendono conto di proporre modelli fasulli e quindi il singolo che non riesce a bucare il suo guscio rimane inevitabilmente diverso.
La caduta talvolta è molto dolorosa, dolore acuto che attraversa il corpo.
Il marchio a fuoco che gli altri impongono sul fallimento di una relazione coniugale è inquietante tanto quanto un incendio che distrugge un bosco. Certamente l’individuo dovrebbe far riferimento al suo sistema di valori, a quella che è la sua storia personale e sentimentale, ma poi scatta inevitabilmente il tema del giudizio del contesto sociale in cui si è inseriti. Arrivano persone in studio che ritengono di aver perso la loro decenza.
Interessanti < le “Fuckup Nights” (eufemismo per andare in malora), un format nato a Città del Messico nel 2012. …”Se organizzassimo un evento dove raccontiamo i nostri fiaschi? Sarebbe più originale delle noiosissime conferenze in cui i guru insegnano la ricetta del successo “. L’apologia del fallimento nelle Fuckup Nights recita più o meno così: sbagliare non impedisce di avere successo. Anzi: fallire è necessario. Non farlo è impossibile: è una questione statistica. Più ti sbatti, più lo scivolone è dietro l’angolo. Non c’è nulla di cui vergognarsi. E’ il diritto di fallire. Il trampolino verso il successo.>
Interessante è stato leggere anche la notizia dell’Alzheimer Fest lo scorso fine settimana: una ulteriore mossa contro lo stigma del fallimento sociale, della vergogna che assale i familiari, della solitudine che non fa altro che aggravare la situazione personale.
Dai peggiori fallimenti si può uscire, non sempre solo con le proprie forze…