IL TOAST E LA PSIC
Il toast come tutti i cibi semplici, secondo me, possiede una profondità che solo alcune persone riescono a cogliere.
Scrivo del toast perché un mio carissimo amico mi ha chiesto di sviluppare un testo psicologico sul toast, dopo aver a lungo disquisito sui vari ingredienti del toast, in modo particolare sul tipo di formaggio.
Il toast rievoca in me la storia di Federico, un papà che ho seguito tanto tempo fa, che mi raccontò di aver passato quasi un anno intero a pranzare in un bar del centro con suo figlio, una volta alla settimana, a base di toast, subito dopo la sua separazione.
Federico proveniva da una separazione infausta per mille motivi differenti, tra cui quelli economici di cui cadono vittima parecchi uomini che vengono penalizzati da alcuni pregiudizi a sfavore della figura paterna.
Nel caso di Federico esisteva pure l’aggravante di un ex coniuge che esercitava violenza psicologica sul loro figlio ormai ventenne e quindi per legge sventuratamente non rientrante nella categoria figli minorenni, nei confronti dei quali esistono invece tutta una serie di iniziative di tutela!
Mario (il figlio di Federico) infatti non si sentiva libero di frequentare il papà, perché dopo ogni volta che stava con lui, la mamma lo faceva poi sentire in colpa pesantemente, con ricatti emotivi di ogni genere.
Federico aveva conservato il momento del toast con Mario, proprio per infondergli attraverso quel tipo di pranzo la forza e la fiducia di contrastare poi le avversità che la mamma gli scatenava contro.
Ad ogni caldo morso del pane si sprigionava dentro i due una energia strana, che diventava poi fiducia in loro stessi, e grinta verso un futuro diverso.
Sin da piccolo Mario si trovava spesso a mangiare da solo con il papà, ed il momento del toast era quello più magico, anche perché collegato ad una storia fantastica che Federico aveva inventato per il figlio, attraverso cui gli parlava di valori personali, di modi per sconfiggere le avversità della vita e soprattutto per contrastare il malessere della mamma che ammorbava poi tutti i componenti della casa.
Per inciso devo aggiungere che non approvo quel tipo di genitore che per mascherare in qualche modo agli occhi della società un coniuge, che è pesantemente avviluppato in un suo disagio psicologico personale, penalizzano la salute mentale ed emotiva del figlio. Rischiando così di produrre un pesante danno che i figli poi si troveranno a dover gestire nel loro bagaglio personale!
La mamma di Mario quando lui era piccolo spesso era via da casa, intanto, sapeva che il papà ed i nonni si sarebbero presi cura di lui.
Federico non si era mai sottratto alle cure amorevoli per il figlio. Solo aveva aspettato che lui fosse grande e fosse via per gli studi per sentirsi finalmente in diritto di arrivare alla separazione.
Devo ammettere che Federico mi ha davvero stupito nell’essere riuscito a recuperare (nel percorso di psicoterapia) le sue risorse che sembravano essere state spazzate via da un fiume in piena e per giunta infangate e sporcate da anni di brutture e da un livello di sofferenza davvero elevato.
È riuscito a sentirsi di nuovo in diritto di continuare ad essere il papà che era sempre stato, nonostante le false e ignominiose accuse ricevute dalla ex moglie e dalla rispettiva famiglia di origine.
Lo so che mi sono un po’ dilungata nel mio racconto, ma so che al mio amico piacciono le spiegazioni psicologiche che stanno dietro al funzionamento delle persone ed ai fatti di vita reale.
Infatti, più che chiedersi che cosa una persona sta mangiando a lui viene da chiedersi il perché della scelta di quel tipo di piatto.
Allora gli risparmio la divagazione sulla preparazione del toast alla francese in <Kramer contro Kramer> di cui per altro ho già scritto.
Aggiungo che io il toast lo preferisco con una fetta di prosciutto in più, abbinato ad un formaggio particolarmente saporito; quando proprio voglio esagerare ci metto dentro anche l’insalata russa. Devo confessare che quello con l’avocado che ho mangiato a Milano tempo fa l’ho trovato delizioso!
Buona lettura!