Giovanna Ferro

Piscologa e Psicoterapeuta a Savona

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LA PRIMA LETTERA

26 novembre 2025

Claudia aprì la prima lettera e si immerse nella lettura.

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Cara Psic,

vengo al mare a Savona da anni, sono andato in pensione anni fa, ho svolto un bellissimo lavoro che mi ha permesso di realizzarmi e ricevere molte gratificazioni.

Sono stato davvero fortunato, anche perché seguendo le orme di mio padre sono stato assunto nella sua stessa azienda senza troppa fatica.

La fatica l’avevo fatta nel portare avanti un percorso universitario che non mi si addiceva perfettamente, ma era l’unico modo per essere visto da mio papà. Diversamente sembrava lui avesse occhi solo per mio fratello.

Oggi alla soglia degli ottanta, vedovo da tempo, in quasi totale solitudine, se non qualche amico fidato,

mi trovo spesso a riflettere su che cosa lascio ai miei nipoti e spero di non essere stato per loro così opprimente come quanto io ho subito da mio padre.

Ma ancor più della questione di questo peso verso figli e nipoti, mi tormenta quanto feci verso mia moglie; il peso che ho gettato sulla nostra relazione.

Alla soglia dei miei cinquanta anni, all’interno dell’azienda venne assunta una nuova responsabile del personale di cui mi innamorai follemente; la passione per lei mi travolse completamente.

Continuo a ripetermi ancora oggi che io amavo mia moglie e non ho mai capito perché mi sono lasciato andare con questa donna.  Sinceramente, so anche che ho sposato mia moglie in un periodo in cui tutti i miei amici si sposavano, che ovviamente non è la migliore delle motivazioni, ma i miei amici più cari erano tutti ormai sposati, e mio papà continuava a chiedermi come mai non mi sposassi, insinuava fossi omosessuale. Semplicemente non capiva che io non sapevo innamorarmi, avevo una paura folle di legarmi a qualcuna, e di fare la fine dei miei genitori.

In casa mia per quanto per quanto mio padre dicesse di amare mia mamma, era praticamente sempre via per lavoro, e lei era costretta a gestire tutto da sola.

Non volevo replicare quel modello lì, quindi cercavo di divertirmi, allontanando sempre di più il momento in cui mi sarei dovuto fare una famiglia, ho scritto dovuto perché sentivo proprio così.

Poi un mio caro amico mi presento Anna e lì pensai che potesse andare bene per fare una famiglia: la mia famiglia, proprio come tutti gli altri. Mi buttai in quel tipo di esperienza.

Mi sono sentito molto legato ad Anna, ai nostri figli, ma non credo di averla mai amata di quell’amore irruento che ti coinvolge e ti pervade interiormente, quello l’avevo provato solo per la mia ragazza dei vent’anni, poi finita male perché io non sapevo amare.

Sposai Anna, arrivarono i figli, e per un po’ fu impegnato da questo: dentro di me sapevo di non essere felice; anche Anna se ne era accorta, ma pur di non ammettere il suo fallimento (anche perché doveva rendere conto alla sua famiglia piuttosto rigida) restò con me.

Quando arrivò la nuova responsabile del personale fui travolto da lei, tradii Anna, soprattutto tradii di me stesso, ma non me ne andai di casa. Mi aspettavo che Angelica mi disarcionasse da quel matrimonio di facciata, ma non lo fece, anche perché non aveva bisogno di me.

Oggi ti scrivo perché dopo la morte di Anna ancora di più sento il mio vuoto: lo sento per aver fallito e per aver trasmesso ai miei figli un modello per niente adeguato.

Spero leggerai la mia lettera perché possa servire a capire che cosa vuol dire veramente amare, a quanta energia ci porti via l’amore vero, ma quanto effettivamente ci nutra dentro!

Inoltre, oggigiorno sento che i giovani sono più capaci di sondare le loro anime, quindi l’augurio che rivolgo a loro è quello di lasciarsi andare all’amore, di abbandonare le finzioni, perché senza amore non c’è futuro.

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A Claudia apparve davanti agli occhi una bella giostra, come quelle che ci sono nelle piazze delle città nei periodi di festa, quelle antiche ottocentesche a cavalli, imponente con quei maestosi cavalli bianchi su cui i bambini vanno ad accomodarsi velocemente nella speranza di avere il posto migliore.

Perché non hanno ancora capito che girando la giostra permetterà a ciascuno di essere il protagonista del suo angolo migliore!

E su quella giostra vide i personaggi della lettera:

La moglie Anna

Un figlio in particolare, che a sua volta cercava l’attenzione del papà

Il marito

Angelica

Claudia vide anche sé stessa sulla giostra.

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Confido qualche lettore avrà voglia di commentare sui personaggi della sua giostra personale; perché in ciascuno di noi ci sono delle parti che ogni tanto escono dalla dall’ombra per scuoterci dal torpore, per farci prendere cura del nostro dolore, per farci sentire diritto di avere chiarezza.

Se avete voglia di sperimentarvi anche in una breve lettera, potete scrivermi a info@giovannaferro.it

 

 

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