Tra <Violenza, Comune e Provincia divisi > come citato su La Stampa di martedì 22 ;
tra l’interesse fluttuante per la violenza sulle donne che non riesce a trasformarsi in una causa politica così magari avrebbe l’attenzione che ad esempio negli ultimi tempi viene dedicata al referendum,
mi sono tuffata in < SOLTANTO VIVE 59 monologhi > di Stefano Raimondi.
Opera dedicata “Ai silenzi con le loro storie”: 59 storie; 59 voci; 59 esperienze di donne che la violenza e l’abuso hanno segnato indelebilmente, diventano qui parole “salvate” per tentare di rendere testimonianza di un silenzio, che deve essere interrotto.
Scritto da un autore che ha saputo calarsi nella miseria dell’animo maschile del compagno, dell’ ex, del marito, che riesce a causare una immane sofferenza a quella che dovrebbe essere la sua anima gemella, sottraendole spesso anche la vita stessa. Nell’accompagnarci nell’orrido della atrocità maschile, Stefano rende in maniera sublime dignità a tutte quelle donne che si sono buttate via, che hanno distrutto la loro vita, che non sono riuscite ad arrivare in tempo alla tappa del cambiamento.
Qualche commento su alcuni dei passaggi che più mi hanno colpito, anche in virtù del mio lavoro di sostegno psicologico alle vittime di violenza familiare.
Numero < 17 …Eppure ti credevo, sì, ti credevo! Come quando da piccoli si crede, che in cielo, ci sia qualcuno a spingere le nuvole.>
L’elemento della speranza che pervade queste donne inadeguatamente protese a cercare di salvare un uomo che non riesce a pensare né a se stesso né a chi gli sta affianco; che si illudono di amare troppo, quando invece stanno distruggendo se stesse e i loro figli quando sono presenti.
A proposito di violenza assistita la Numero 6 che inizia < Non pensavo davvero che fossi tu il mostro…la stanza…arena per te e le tue mani belve>.
Immagino gli occhi spalancati di un bambino che improvvisamente riesce ad abbinare suo papà a quella persona orrenda che tante volte ha causato sofferenza , dolore fisico a quella che il bambino riteneva essere la sua principessa da proteggere, sua mamma. Lo squarciarsi di una realtà che lui voleva cercare di mantenere intatta, da cui voleva tenersi lontano pur di non riconoscere l’evidenza dolorosa dell’inganno perpetrato nel tempo.
Queste donne devono arrivare a farsi davvero tanto male 32 <Le luci del pronto soccorso mi giudicavano…a volermi bene>
E’ davvero difficile per loro sentirsi in diritto di essere felici, di proteggersi, di allontanarsi senza prima passare da un dolore fisico atroce, evidente al mondo, che spedisce all’ospedale, ma fa sentire autorizzate ad iniziare a parlare. Perché quella violenza che non si vede, magari quella psicologica e spirituale, continua a lavorare per costruire una facciata in cui tutto sembra andare bene e che nessuno oserà mai scalfire.
Vi consiglio di leggerlo Soltanto vive, perché può illuminare senza fare scandalizzare, porta luce su un fenomeno che non siete costretti a conoscere ma che esiste e distrugge troppe vite di donne; aumenta la consapevolezza degli abissi degli esseri umani senza far perdere la speranza della possibilità di cambiamento.
15 <Sì! Sono una reliquia…una goccia di sangue rinsecchita…piena di grazia morta. Tu sia benedetto da qui: ma altrove che si sappia il tuo nome e dove vivi.>
Alla fine il bene trionferà non perché la giustizia farà il suo corso, ma perché una altra donna oserà vivere, pensare a se, manifestare il suo essere, affinché l’uomo crudele venga finalmente riconosciuto, fermato, curato e si prenda finalmente carico della sua atroce responsabilità.