ALLE SUPERIORI
Claudia prese una altra lettera ed iniziò a leggere. Era pervasa da una strana sensazione ogni volta che apriva una lettera, perché andava ad incontrare una nuova storia.
E poi che meraviglia vedere carta da lettere di altri tempi, quella che aveva in mano era stata scritta con una penna stilografica inchiostro color blu su sfondo fiorato.
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Cara Psic,
ascolto con piacere la tua rubrica e apprezzo le modalità con cui rispondi agli ascoltatori. Credo ci voglia una buona dose di autostima in ognuno di noi e credo anche che ognuno di noi dovrebbe trovare il coraggio di parlare, di uscire dal proprio guscio per capirsi, per capire, per credere ancora nel futuro.
Per questo, e per tanti altri motivi, mi sono decisa a raccontarti la mia di storia, magari non eccezionale ma resta la mia e me la porto dentro da troppo tempo per non raccontartela.
Alle superiori ho cominciato a prendere coscienza della mia vita. A diciassette anni frequentavo la quarta liceo e da un’altra sezione è arrivato Gianni. Dovevi vederlo, bello di una bellezza “astrale”, sicuro che il suo sorriso avrebbe messo KO chiunque. Per non fartela lunga, ti dico subito che tra me e lui si era creata sin dal primo momento una strana sensazione di conoscersi da sempre. Bastava una frase detta all’improvviso, uno sguardo di sfuggita, ma ogni volta che lo guardavo, lui mi stava guardando. Non mi prolungo sulla fase dell’innamoramento, sicuramente uguale a tante altre, ti dico solo che la sera pensavo a lui e sapevo che lui pensava a me. Innamorarsi è stato facile (la prima volta che succede è sempre facile), l’estate successiva me la porterò sempre con me, sorrisi e sale sulla pelle. Serate intere a guidare sulle stelle, amore gridato, sofferto, goduto e sempre la sensazione che sarebbe stato per sempre.
L’autunno per noi quell’anno non è mai arrivato, l’inverno e la primavera passati in un lampo di desiderio e passione, di amici ogni tanto e di voglia di noi due sempre. Credevo in lui come credo, anzi sono sicura, lui credesse in me. L’esame di maturità arrivò all’improvviso, il giorno prima degli orali lo trovai sotto casa che mi aspettava. Sapeva che dovevo andare a ripassare dalla Clara, ma sapeva anche che mi avrebbe convinto con un “niente” a passare la giornata con lui. Fu meraviglioso, una spiaggia nascosta, l’amore fra gli scogli, la sicurezza di essere invincibili. Mi riportò a casa e mi salutò con un “…dormi bene Meravigliosa… ci vediamo domani”.
L’indomani ho dato l’esame, ma all’uscita Gianni non c’era; mio padre mi venne incontro dicendomi che Gianni era stato arrestato nella notte per una storia di droga, avevano trovato lui e il suo amico Gianpiero mentre dissotterravano un pacco di fumo in un bosco. I Carabinieri volevano parlarmi per sapere se fossi a conoscenza di qualcosa, andai in caserma, mi fecero delle domande; poi la porta si aprì e arrivò Gianni. Aveva indosso la stessa maglietta che gli avevo tolto il giorno prima, aveva ancora il sale sulla pelle ed era… bellissimo.
Mi guardava come a chiedermi perdono, lo guardai piangendo e piangendo me ne andai abbracciata da mio padre. Lo condannarono, mi scrisse una lettera bellissima dal carcere a cui non risposi, mi sentivo tradita, delusa, forse ingannata.
Pochi mesi fa l’ho rivisto per caso in giro, volevo nascondermi, scappare. Lui mi ha visto, mi è venuto incontro, abbiamo preso un caffè in un bar. Avevo tempo ma non volevo sprecare tempo, mi ha chiesto di vederci, mi ha spiegato, credo di aver capito, credo di averlo amato con tutta me stessa ma sono passati quindici anni, sono sposata e, credo, felice… non so cosa fare. So che i suoi sorrisi sono ancora dentro di me, ho paura di aver confuso il “vero amore” con un palliativo, credo e non credo più a niente ma sono certa che credevo in “noi” quindici anni fa.
So che solo io posso decidere della mia vita, ma vorrei tanto un tuo aiuto che mi venga in “aiuto” …
Grazie di tutto cara Psic!
Paola
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Claudia dentro di sé senti una vocina urlare che avrebbe risposto a Paola di andare a bere mille altri caffè solo se certa di avere la capacità di dire di no o di avere la percezione chiara del passato.
Perché già è difficile rendersi conto di chi si ha al proprio fianco quando si è cresciuti assieme nella coppia, anche se ciascuno a modo proprio. Figuriamoci incontrare una persona con cui non si è potuta vivere una storia, una storia interrotta da un destino avverso.
Magari nel primo caso senza condividere pensieri più oscuri, talvolta simil peccaminosi, per paura di essere giudicati male.
Con il rischio di ritrovarsi ad essere poi due perfetti estranei, non essendo entrati in contatto con il mondo interno, segreto dell’altro, se non condiviso; perché si sa che non si può vedere dentro la testa del partner, quindi per conoscersi bisogna parlare, spiegarsi, confrontarsi, essere curiosi ed avere voglia di scoprirsi.
Ancora più difficile quando si è solo fantasticato su quello che avrebbe potuto essere, sulla base dei propri desideri di un futuro il più possibile gioioso, giocoso e soprattutto privo delle umane brutture. Un futuro immaginato con cura. Quasi leggero.
Una relazione che non era accaduta, ma l’avevi desiderata.
E questo basta perché faccia male perderla.
Claudia restò anche un po’ stordita dalla sua vocina interiore, ripose la lettera nella sua busta color lilla e decise che sarebbe scesa a prendere un caffè per decifrare le sue emozioni.
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Sono i fantasmi del passato che ci fanno visita o è solamente una espressione che utilizziamo per dare voce a quelle parti di noi che non siamo riusciti ad integrare?
Che non abbiamo voluto integrare, far unire alle altre.
Che per fortuna non si sono lasciate amalgamare a tutto il resto, che sono rimaste autentiche genuine e stravaganti perché non espresse.
Quanto siamo consapevoli dell’esistenza di queste parti dentro di noi? Quanto tempo dedichiamo ad ascoltarle?
Se avete voglia di sperimentarvi anche in un breve commento, potete scrivermi a info@giovannaferro.it
*Ringrazio chi mi ha fornito il materiale e le emozioni per questa nuova puntata ed ancora Marisa Falco per la sua foto!


