Giovanna Ferro

Piscologa e Psicoterapeuta a Savona

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Medico carta vetrata

28 ottobre 2017

Medico carta vetrata

La scorsa settimana credo di aver incrociato un esemplare alquanto raro di medico sgarbato, maleducato, scontroso, per niente empatico, scostante. Professionalmente “bruciato” e disinteressato. Accompagnato da collega esemplare di “superficialoide” (per non scrivere di peggio).

Non credo esista una unità di misura medica per quantificare lo stato mentale ed emotivo di questi due soggetti.

Esiste la sindrome del burnout, “parola di origine anglosassone che letteralmente significa esaurimento, crollo o surriscaldamento, dà chiaramente l’idea di ciò di cui si sta parlando, ovvero una condizione di stress. Stress quindi inserito in un contesto lavorativo e/o derivante da esso, che determina un logorio psicofisico ed emotivo, con vissuti di demotivazione, di delusione e disinteresse con concrete conseguenze nella realtà lavorativa, personale e sociale dell’individuo. La sindrome del burnout venne inizialmente associata alle professioni sanitarie e assistenziali, per poi essere riconosciuta come associata a qualsiasi contesto lavorativo con alte condizioni stressanti e pressanti come ad esempio posizioni di grande responsabilità lavorativa. http://www.stateofmind.it/tag/burnout/”

Mi ha molto infastidito, ma poi ho rinunciato a sentirmi in difetto io stessa.

Inoltre questi soggetti fanno cadere un alone negativo sulla categoria professionale a cui appartengono, perché umanamente è più frequente ricordare un singolo episodio negativo, che rischia di inquinare la reputazione di tutti.

Sul “superficialoide” ritengo che se un medico non è soddisfatto del suo stipendio pubblico, possa tranquillamente passare all’area privata. Inoltre il balletto di telefonate – di fronte ai pazienti in sala d’attesa –  che lascia intuire che si possano inviare e dirottare i pazienti da un fronte all’altro è indice di professionalità nulla.

Che manchi anche il rispetto per la sofferenza fisica ed il dolore emotivo del paziente è irrilevante per questi due soggetti che non hanno alcuna consapevolezza di quello che stanno combinando, per giunta retribuiti anche grazie al mio contributo economico.

Dispiace incrociare gli occhi di una persona di fronte che mi guarda con aria schifata, ma vorrei ricordarle caro signor medico che lo schifo lei lo ha dentro di lei e lo riversa anche sui suoi cari.

Non credo ci sia da aggiungere altro, se non che non si possa stare più in silenzio di fronte a questi episodi.

 

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