Giovanna Ferro

Piscologa e Psicoterapeuta a Savona

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Niente succede per caso

10 aprile 2016

niente succede per caso

Quando leggi alcuni articoli, in sostanza quasi tutti, che ti presentano il suicidio di una persona come un gesto casuale scaturito dalla normalità della vita quotidiana, ti viene da chiederti se ti stanno prendendo in giro?

Se pensano che tu lettore sia un povero demente non in grado di utilizzare le capacità cognitive, che inizierai a pensare che esistono forze occulte e malefiche che governano la nostra realtà.

Quando vieni a conoscenza di fatti di cronaca in cui qualcuno causa la morte di altri, nello specifico una donna che viene uccisa da un uomo non puoi pensare che nel momento in cui il fatto è accaduto sia andato qualcosa in corto circuito nella mente di lui improvvisamente!

Eppure ci propinano queste versioni, in cui sembra che le persone si inducano la morte da sole senza avere alcun collegamento con l’ambiente relazionale in cui vivono. Non è che magari mi venga da pensare che se un marito o una moglie arrivano a togliersi la vita, forse c’erano state delle relazioni distorte, una carico di sofferenza di dolore per episodi traumatici successi tempo fa mai superati, che magari la donna non sopportasse più episodi di prevaricazione e che non fosse semplicemente la povera depressa di turno, che l’uomo non avesse alle spalle la perdita del lavoro, debiti di gioco.

Figuriamoci se arrivo a formulare tali pensieri …

Se un figlio si toglie la vita molti di primo acchito pensano alle colpe dei genitori, io non li etichetto in malo modo, ma le responsabilità di come un funzionamento genitoriale abbia potuto indurre il figlio a rinunciare a vivere riesco a metterle a fuoco. Non si può giudicare, ma capire sì, perché altri figli non paghino i conti dei genitori.

Certo di fronte alla morte non si può tornare indietro, allora sarebbe preferibile intervenire a scopo preventivo su tutti quei segnali di sofferenza e di confusione che captiamo intorno a noi, e provare a decifrarli senza rinchiuderci in un guscio di menefreghismo estremo.

Che cosa ci si guadagna nel mantenere questa visione della realtà? Non si induce il cambiamento e si permette alle IDEE NO di attecchire.

Poi irrompono anche le cose belle nella nostra vita, per coloro che riescono ad allargare le sbarre delle loro gabbie mentali, per coloro che stanno sfuggendo da situazioni tragiche alla ricerca di novità, per quelli che osano di esser etichettati come fuori di testa perché lasciano condizioni certe per orientarsi verso il nuovo dietro l’angolo.

Molte volte aver imparato a sfidare, a non essere d’accordo con i riferimenti adulti,  perché il contesto circostante era troppo depressivo o scarsamente critico, induce ad avere il coraggio di andar oltre, spiccare quel salto dettato inizialmente dalla disperazione che si trasforma in un triplo carpiato di vitalità pura. Anzi si rischia di contagiare e portarsi dietro anche quelle persone che da sole non si muoverebbero, ma che in gruppo si attivano.

Per caso succedono eventi positivi e felici, basta arrendersi all’evidenza ed assaporare a piccoli sorsi relazioni e fatti, potreste scoprire che si può anche vivere diversamente da come accaduto fino a pochi secondi prima (sino ad ammettere che il passato è stato sbagliato …).

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