MI E’ SIMPATICO CHI…
Mi è simpatico chi arriva in studio ed ammette di non avere mai creduto nella psicologia.
Apprezzo questo sforzo di conoscenza di un luogo mai esplorato, di cui si ha paura fondamentalmente perché in questo caso il non credere ritengo sia legato al timore che lo psicologo tiri fuori contenuti, argomenti e chissà cosa altro dalla testa del mal capitato, contro la sua volontà. La frase < Non ci credo, ma…> apre un varco nell’incontro, predispone la persona all’atteggiamento mentale della possibilità.
Lo psicologo non ha poteri magici, illumina quello che c’è dentro la persona. Nel fare luce, nell’accendere talvolta per la prima volta l’interruttore, permette di scoprire le risorse di cui non si aveva memoria o conoscenza (si fa per dire).
La conoscenza con lo psicologo è un recuperare risorse, creando consapevolezza dei contenuti interiori, un collegamento tra pensieri ed emozioni, in cui finalmente si arriva a sapere che cosa si ha dentro: atteggiamenti belli, carini, preziosi e modalità odiose, brutte, pesanti.
Chi non crede attiva una sfida nel mettersi in gioco. Nel non sapere a che cosa serva lo psicologo si offre quale vittima per un esperimento di vita vera. Tendenzialmente in casa questo tipo di persone hanno subito e patito qualsiasi tipo di ritorsione, discussione, ricatto, inganno e nello stesso tempo lo hanno fatto verso qualcuno. Bisogna ammettere che andare dallo psicologo è la mossa più semplice, dopo aver vissuto nel caos estremo delle giornate che si susseguivano. Ma non avendo la mente sintonizzata sulla vita di tutti i giorni non sanno quello che stanno passando. Francamente non ritengo adeguato che le persone vivano in maniera così pesante, solo perché è subentrata l’abitudine di vivere davvero male!
Abitudine non deve essere sinonimo di si vive così, perché lo abbiamo sempre fatto.
C’è chi arriva trascinato da altri e trova la salvezza, perché gioca le sue carte di vita e del destino per imparare ad amarsi.
C’è chi trascina e finalmente arriva a vedere la luce e smette di buttare via le energie personali per gli altri e vede se stesso bisognoso di essere amato.
Chi arriva trascinato sembra cogliere l’opportunità del destino, agguanta la mano del fato e si fa condurre, che poi spesso è il partner della coppia in cui vive. Gli uomini frequentemente si fanno trascinare con meno fatica, e poi seguono le indicazioni del professionista; imparano ad affidarsi, uomini che non hanno mai sperimentato il poter contare su qualcuno ed ovviamente non ne sono stati capaci nella loro coppia.
Anche chi trascina finalmente fa qualcosa di buono per se stesso, perché sino a quel momento si era posto nel ruolo di salvatore dell’altra persona; invece affidandosi al terapeuta si toglie un peso e si posiziona in un luogo di ristoro e di cambiamento.
Mi è simpatico chi alla fine ammette che pensava sarebbe andata peggio e chi ha il coraggio di tornare! Mi piace chi impara a copiare dagli atteggiamenti di cui si parla in seduta per modificare il modo di essere, di gestirsi verso i familiari. Chi tira fuori quella capacità adattiva di prendere spunto dagli altri per fare qualcosa di diverso, per provare a collegarsi con lo sconosciuto che c’è dentro di se e lo accoglie con entusiasmo, lasciandogli il giusto spazio di espressione.