Quando prendere decisioni
Mentre stiamo andando a Milano a vedere la mostra di De Chirico, ecco che a Radio Deejay stanno parlando di un decalogo su quando decidere, ovvero sui momenti e sulle condizioni di quando sia più opportuno prendere decisioni. Adesso davanti al mio pc sto buttando giù alcuni spunti frutto di quello che ho sentito e di quello che ho dentro la mia testa.
Mai di notte; la notte la nostra parte razionale entra in contatto con i fantasmi relegati della nostra parte inconscia e profonda e ne viene avvolta, rimanendo intorpidita.
<Il sonno della ragione genera mostri> Goya
Se non stiamo attenti di notte l’angoscia ci cattura e diventiamo incapaci di vivere. La sofferenza di vivere prende il sopravvento e si fanno cose di cui ci si pentirà per l’eternità, irrimediabili, se non chiedendo scusa una volta per tutte!
Il senso di inadeguatezza ribalta le poche certezze che abbiamo sempre avuto; l’insicurezza diventa una maschera che fa compiere gesti scellerati.
Dicono che la notte porti consiglio, forse perché è opportuno far sedimentare e riposare i pensieri, non per decidere.
Non è neanche bene prendere decisioni solo avvalendosi della consulenza di persone amiche, che mai oserebbero tradire quello che ritengono essere un falso legame di fiducia, che invece nel corso del tempo si è probabilmente trasformato in un muro di illusorio consenso, per non crearsi problemi. Gli amici devono saper mettere di fronte alle possibilità di scelta sia in positivo che in negativo.
Alla radio suggerivano di non decidere nemmeno quando si è troppo felici, si rischia di distorcere e sottovalutare parecchi aspetti della scelta; stesso discorso quando si è tristi, si opterebbe per scelte profondamente virate al negativo.
A me vengono in mente le scelte che alcune figure compiono al posto di altri, in virtù del ruolo che ricoprono e del fatto che si ritenga che l’altro per mille motivazioni errate non sia in grado di farlo da solo: genitori al posto dei figli, mariti nei confronti delle mogli, etc.
Chi pensa di non dover scegliere, per non esporsi, per non esprimere il proprio pensiero, per non prendere posizione, talvolta non si accorge che così fa prendere decisioni sulla sua vita e determinare la sua vita da altri esterni alla tua testa (pensieri ed emozioni). Parafrasando l’assioma della comunicazione secondo cui non si può non comunicare, è altrettanto valido il principio secondo cui non si può non decidere. Forse è preferibile decidere per sé, invece di lasciare all’altro le carte della propria vita; qualcuno comunque deciderà, e non è detto che la scelta sarà la migliore con condizioni esterne da sé.
Talvolta si decide con un dolore acuto che attraversa la mente ed il corpo tutto. Penso a coloro che scelgono di separarsi, di chiudere una relazione sentimentale e/o lavorativa; spesso sono costretti con grande tristezza a scrivere la parola fine, non certo con leggerezza, anzi con immensa sofferenza, spesso non compresa.
Solo le decisioni portate avanti con grinta, determinazione ed eleganza permettono di determinare un progetto di vita futura in felicità. Credo ne valga la pena di optare per quest’ultime, soprattutto per perseguire i propri interessi, nel rispetto di sé e di chi sta attorno.
Seguendo alcune decisioni si avvertirà la sensazione di essere stati catapultati in un mondo ribaltato, senza le vecchie abitudini, con la necessità di costruirne delle nuove, tagliate su misura seguendo uno stile semplicemente e strettamente personale, che potrà stonare con relazioni pregresse portate avanti con persone che non vorranno ammettere il loro fallimento, per non disintegrarsi.
(fine parte 1°)